Riassunto Canto XXXIII Paradiso

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Empireo. Visione della Divinità

Ormai il poeta si appresta a contemplare il punto terminale della cattedrale in cu s’è aggirato osservando le indicazioni e i segni che portano alla divinità. E all’incontro decisivo con Dio lo prepara San Bernardo attraverso la preghiera ch’egli rivolge alla Vergine, suprema e insuperabile mediatrice. La preghiera si svolge in due tempi che unitariamente convergono nell’avvertimento che l’uomo se vuole veramente staccarsi dalle deviazioni etico-politiche, deve affidarsi alla guida religiosa che è l’unica in grado di fargli superare la sproporzione tra il finito e l’infinito. Della necessità della guida è qui segno rivelatore Maria, tramite indispensabile tra l’uomo e Dio, sintesi di ogni virtù. A questo punto la preghiera converge su Dante, sul guidato, simbolo dell’umanità che, dopo lo smarrimento, attraverso le tre guide ritrova le vie della luce e ora si avvia a vedere “ l’ultima salute “. Questo è l’insegnamento che egli deve recare agli uomini: vincano le passioni, si adeguino all’insegnamento evangelico, umilmente si compongano sotto la cupola della Grazia. Questo è il senso della preghiera che non è del solo Bernardo ma di tutti i beati che silenziosamente in una sorta di coro muto, con le mani giunte accompagnano e sottolineano le parole dell’oratore. La Vergine accoglie la preghiera e Dante è pronto ad accogliere il beneficio della visione di Dio: la sua vista si accresce, di pari passo si attenua la sua capacità espressiva; anche la memoria ha registrato pochissimo di quel momento: è restata solo un’impressione di infinita dolcezza, quale si prova talvolta dopo un sogno. Comunque vide e ricorda che, se davanti a quella luce così acuta avesse distolto gli occhi, sarebbe rimasto come abbacinato. Vide prima un punto, poi tutto l’universo ordinato e legato in un vincolo di amore, nel profondo dell’essenza divina. Per l’aumentata potenza visiva vide poi il miracolo della Trinità, tre cerchi di tre colori e della stessa dimensione. E alla fine vide anche il mistero dell’Incarnazione e della coesistenza nella stessa persona delle due nature, divina ed umana. Impossibile ogni tentativo di rappresentazione razionale di quel mistero: inutile come il tentativo del matematico di far quadrate il cerchio. Alla visione del mistero si giunge solo attraverso il momento mistico della folgorazione, per una concessione della Grazia. Ed in quel momento — fuori del tempo Dante visse l’esperienza dei beati e vide l’ordine dell’universo e conobbe l’equilibrio dell’intelligenza e della volontà. « Il poeta ha affrontato la più ardua delle sue imprese, ché la rappresentazione doveva ora comunicare la vibrazione profonda, il turbamento radicale, l’esaltazione ineffabile di un’esperienza visionaria in cui culminavano tutte le precedenti visioni ed estasi descritte nel poema. Infatti ora egli chiede a Dio stesso aiuto a ricordare e a comunicare. Il motivo del chiarirsi progressivo della realtà dell’oggetto contemplato evidenzia l’impegno soggettivo di progressiva conquista e la pienezza e ricchezza di realtà della sostanza divina. Alla descrizione segue immediatamente, momento per momento, l’espressione intensamente esclamativa dello stato interiore del veggente o dell’impotenza rappresentativa del poeta, tanto più efficace quanto più giuocata sul ripetersi insistente ed inesauribile del medesimo giro di idee. La diffusione e durata maggiore di questo momento rispetto alla rappresentazione degli oggetti del vedere esprime, indirettamente, l’insostenibile sopraffazione esercitata dall’oggetto, quasi ricordato appena e subito abbandonato per liberare nello sfogo dell’esclamazione lo spirito, oppresso nel ricordo dall’intensità dei contenuti della sua esperienza. Ma la maggior suggestione comunicata dalla situazione proviene dalla novità della condizione di Dante, che è per la prima volta solo dinanzi al trascendente, sospeso tra l’unione pacificante e il totale smarrimento. Così la rappresentazione esprime il senso di spasimo e di gaudio insieme proprio della visione prima della finale assunzione nell’ordine universale. Esprime anche, come stato attuale del poeta, l’esaltazione del ricordo e la pena dell’oblio e dell’insufficienza ».

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