Origini e significato della filosofia

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La filosofia è lo studio della conoscenza, della realtà e del senso della vita e tutta l’esistenza e affronta anche problemi come la conoscenza, i valori, la ragione, la mente e il linguaggio. La filosofia si distingue da altri modi di affrontare queste questioni (come il misticismo o mitologia ) per la sua critica, l’approccio sistematico in genere e l’argomento motivato. La filosofia deriva dal greco φιλοσοφία [philosophia], che letteralmente si traduce in “amore per la sapienza”. Il termine filosofia pare sia stato usato per la prima volta da Pitagora. Esso è un composto del greco phiIòs, amore e sophia, sapienza. Il suo significato assume presso i singoli pensatori valenze spesso nuove e differenti: da chi considera oggetto di riflessione la verità in sé e professa la natura disinteressata ditale ricerca, a chi invece la pratica come scelta di comportamento ai tini di una conduzione etica della vita. La filosofia ha assunto nel corso della storia forme diverse — come ontologia, metafisica, estetica, etica — a seconda dell’oggetto e della funzione ad essa assegnati.

Cosmogonia (dal greco kòsmos, universo, ordine e ghighnesthai, nascere): racconto di carattere mitico-poetico sull’origine e sulla formazione dell’universo.

Nei primi secoli di storia registrata, un filosofo era qualcuno a cui piaceva pensare logicamente, qualcuno che si poneva domande su qualcosa che era intorno a lui e ne cercava risposte. Cercando le risposte, la filosofia ha dato vita anche alle diverse religioni e alla scienza.

Teogonia (dal greco theòs. dio e ghighnesthai nascere): spiegazione mitico-poetica della genesi degli dèi.

Metempsicosi (dal greco metà, dopo, oltre e psyché, anima): teoria della trasmigrazione dell’anima. L’anima umana, prigioniera nel corpo per una colpa originaria, si purifica passando da un corpo all’altro (umano, animale o vegetale) e ritorna infine, una volta raggiunta la purezza, all’anima divina. La teoria, di provenienza orfica, fu condivisa In antichità dai Pitagorici e da Platone.

Nel VI secolo a.C. circa, prima che si delineasse in senso stretto la figura del filosofo, la cultura e la formazione spirituale del mondo greco erano dominate dal sapere di natura religiosa e mitologica proprio delle dottrine dei misteri e delle opere di poeti e indovini. Questi si diceva avessero ricevuto da parte delle divinità stesse l’investitura poetica e il dono di conoscere la verità. Spostandosi di città in città, recitavano i loro versi durante le feste e i banchetti pubblici.

Le dottrine dei misteri, invece, erano trasmesse all’interno di comunità chiuse e votate al culto di una particolare autorità religiosa.

Le immagini cosmologiche ed etiche del poeti e le dottrine misteriche davano entrambe voce e forma alla volontà di capire e chiarire i complicati fenomeni naturali e sociali, andando a incidere profondamente sull’identità culturale dei greci. In questo tentativo di trovare delle risposte prepararono lo sviluppo della ricerca filosofica.

Alcuni elementi tematici rimasero intatti ad alimentare, a un più profondo livello concettuale, la riflessione dei filosofi: ad esempio l’idea di un principio primo e originano da cui tutto ciò che esiste ha avuto origine, il senso della giustizia come legge cosmica, il dualismo anima/corpo.

In antichità il poema aveva, accanto alla valenza di intrattenimento propria dell’oralità, una funzione esplicativa e soprattutto educativa. Per riuscire in questo intento i poeti non ricorrevano all’invenzione pura, ma riesponevano e riordinavano antichi miti, patrimonio culturale comune a tutti i greci.

Il mito (dal greco mythos, parola, discorso, progetto) era un racconto che conteneva indicazioni morali, politiche, sociali e religiose. Dando ragione di un determinato fatto o istituto, individuandone l’origine in un momento fuori dal tempo (presente mitico), ne legittimava e sacralizzava l’esistenza.

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